domenica 24 gennaio 2010

AVE SCIOPERO.


Abbiamo avuto uno sciopero, anche due giorni fa. Sciopero generale, sciopero dei mezzi pubblici, sciopero di fame, sciopero di Benzinai, sciopero di aerei, sciopero degli stranieri, sciopero di lavoro….cosi via l’elenco dei scioperi. Lo Sciopero è una parola più ripetuta nella vita quotidiana ; è diventata una soluzione magica per tutti i problemi. In Italia, è un fenomeno quasi settimanale , cioè siamo in una situazione nella quale non passa una settimana senza sciopero.

Uno dei successi principali che i movimenti dei lavoratori hanno realizzato dalla rivoluzione industriale in poi è sicuramente il diritto allo sciopero. Quel diritto di astenersi dal lavoro per protestare e rivendicare, per tutelare condizioni di lavoro, spettanze, remunerazione. D'altro canto, come ogni conquista di libertà si tratta di uno strumento, oserei dire, senza difese nel senso che chiunque può impossessarsene ricorrendovi in maniera arbitraria e senza valide motivazioni. Questo modus operandi ha costretto alcuni paesi (e tra cui l'Italia) ad adottare un Codice di Autoregolamentazione per l'esercizio del diritto allo sciopero. Il quale appunto resta un diritto e il lavoratore può decidere di esercitarlo o meno sulla base di sue motivazioni.

Lo sciopero è giustificabile in quando c’ è una causa giusta. Infatti, è un strumento potente. La storia ci ricorda che a volte lo sciopero diventa indispensabile per stabilire la giustizia. In questo senso, lo sciopero condotta da Mahatma Gandhi per l’indipendenza dell’India, è lodabile. Gandhi lo chiamava “Satyagraha”. La parola “Satyagraha”, che proviene da Sanscrito significa “fermezza della verità”. Perciò per Gandhi lo sciopero era strettamente collegato con la verità. Era una lotta nonviolenta basata sulla verità contro ogni ingiustizia. Ma nella società odierna lo sciopero sta perdendo il suo vero spirito. A volte lo sciopero conduce alla violenza; diventa un’occasione della vendetta. Non possiamo scordare che tante volte lo sciopero mette in difficoltà la vita della gente normale. Per una convivenza pacifica, bisogna riconoscere che la propria libertà ha un limite laddove viene ad intaccare la libertà altrui. Nella lotta per i diritti, non dobbiamo dimenticare i nostri doveri.

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